Un po’ di tempo fa, quando sentivo un bambino piangere, immediatamente nella mia testa scattavano campanelli di allarme. Sentivo dentro di me una spinta a reagire a quel pianto, come se fossi un pompiere che doveva immediatamente spegnere un incendio. Istintivamente quindi mi avvicinavo al bambino e cercavo di farlo smettere di piangere. Inoltre ho sempre pensato che "un buon genitore/un buon insegnante" non ha intorno a sè bambini che piangono.
Se per un attimo però ci fermiamo e proviamo a pensare che non siamo in realtà dei pompieri che devono spegnere un incendio, ma piuttosto degli ascoltatori che dovrebbero imparare a chiedersi "cosa succede?", si matura una nuova consapevolezza e una nuova curiosità verso il mondo emotivo dei bambini. Infatti è fondamentale cercare di capire in che modo reagiamo noi al pianto e alle richieste di aiuto. Prima quindi di cercare in tutti i modi di placare il pianto prova a ricordarti che:
- Il pianto non è solo una reazione a qualcosa, ma è anche una richiesta di connessione e di vicinanza
- Prima di avere una qualsiasi reazione al pianto puoi fermarti, fare un respiro profondo e cercare di capire cosa accade
Credo che connetterci emotivamente con i bambini sia una cosa estremamente importante soprattutto perchè in questo modo si esce dall'idea che i bambini abbiano qualcosa che vada riparato, aggiustato o modificato.
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