In questo articolo ti lascio qualche indicazione su cosa fare nel caso in cui ti trovi in una situazione di violenza o nel caso in cui in una persona a te cara sta vivendo questa situazione. So che può sembrare scontato, ma accorgersi che una relazione non mi fa bene e rendere prioritario il tuo benessere è un passo importantissimo. Interrompere il circolo vizioso richiede molto coraggio. Può essere utile per te:
- ricordarti che nessuno merita un trattamento di questo tipo, sei un essere umano, sbagli anche tu, ma ciò che hai fatto non giustifica nessuna mancanza di rispetto
- la vita è una sola ed è la tua quindi i tuoi bisogni e necessità devono essere tenuti
- in considerazione e devono avere spazio
- stabilisci i tuoi confini, fai capire all’altro che sta esagerando, esigi rispetto, cercando però a tua volta di non essere aggressivo anche se immagino che la rabbia sia tanta. L’altra persona potrebbe non vedere l’ora di vedere qualche tuo passo falso per farti sentire in colpa, quindi comportati nel modo più onesto e pulito possibile. Mettere dei confini chiari significa essere assertivi, non so se avere sentito parlare di questa parola. L’assertività è l’abilità di esprimere le proprie emozioni, pensieri, bisogni e opinioni in modo aperto e onesto, senza mancare di rispetto l’altro. L’assertività si pone esattamente a metà lungo il continuum tra passività e aggressività. L’aggressività infatti prevede la prevaricazione dell’altro, violando i suoi diritti; la passività porta invece la persona a non considerare i propri bisogni.
- una volta chiusi i rapporti rendi la tua decisione il più definitiva possibile. Se ripensi al circolo vizioso è normale avere dei ripensamenti quando l’altro torna ad essere mieloso e dolce, ma ricorda che è solo una fase, un’illusione momentanea soprattutto se l’altro non sta lavorando davvero per migliorarsi, ma lo dice solo per riprenderti
- non stare solo: l’isolamento può portati a pensare che sei l’unico ad aver subito questo tipo di comportamenti oppure potresti convincerti che non ci sono altre soluzioni. Ma parlare e confrontarti con persone di cui vi fidate vi può aiutare a trovare le strategie giuste per stare meglio.
- Può capitare però che per qualsiasi motivo non vuoi parlarne, magari per vergogna o paura. Sul territorio puoi trovare tantissimi servizi, sia gratuiti sia a pagamento, a cui chiedere aiuto. Io stessa nella mia attività privata come psicologa offro consulenze per chi si trova a vivere quotidianamente questo tipo di situazioni. Ci sono anche i centri antiviolenza che offrono un servizio telefonico gratuito. Tutti questi servizi garantiscono la tua privacy e hanno come priorità la tua sicurezza, quindi in nessun modo senza il tuo consenso diranno ad altre persone ciò che ti sta capitando.
Può capitare invece che tu conosci qualcuno che sta subendo in questo momento una violenza e non sai come aiutarlo. Il problema è che spesso non tutte le persone che subiscono violenza vogliono essere aiutate o sono pronte per affrontare il dolore e uscire dal ciclo degli abusi di cui vi parlavo.
Alcune negano l'evidenza, giustificano l'aggressore e si convincono che le cose dovevano andare così e si isolano, rifiutando spesso ogni aiuto a volte anche in malo modo. Sono quelle persone che non chiamano il centro antiviolenza, si convincono che va tutto bene, non dicono niente a nessuno e sono proprio loro, che più hanno bisogno, ad essere lasciate sole. Se sei un amico o un familiare che vede una persona intrappolata in questo circolo vizioso la cosa più preziosa che puoi fare è non lasciarla sola. Offri il supporto che puoi, ascolta, dai tempo, abbi pazienza. Sarà frustrante a volte, ma la tua presenza non giudicante è un salvagente. Gli ingredienti fondamentali sono l’empatia e accoglienza: se una persona condivide con te una preoccupazione, le sue emozioni e pensieri, offrire uno spazio di ascolto non giudicante può essere davvero importante per sostenere la persona a cercare aiuto. È possibile che tu sia la prima persona con cui si confida e lasciare questo spazio di accoglienza dando anche informazioni riguardo a chi rivolgersi per un aiuto più mirato e specialistico può fare la differenza. Chiaro che non ti è richiesto di fare una consulenza psicologica; tuttavia ringraziare la persona per aver parlato con te della situazione e che sarai disposto ad aiutare come puoi se vi chiederanno aiuto. Essere empatici significa evitare di dare la lezione o dare rassicurazioni forzate della serie “eh ma non uscirci più e il problema si risolve oppure te la sei andata a cercare te lo avevo detto” può essere una risposta poco accogliente anche se data con le migliori intenzioni. Immagina anche te stesso nella tua esperienza di vita, quando magari avevi un malessere e ti sei confidato con qualcuno. Chi ti ha aiutato veramente? Chi ti ha fatto sentire un po’ responsabile della tua situazione o magari ti ha liquidato con un “andrà tutto bene”, oppure chi ti ha ascoltato e invece di inondarti di consigli si è seduto con te e ti ha aiutato a trovare una soluzione?
Mi rendo conto che in in queste situazioni se sei amico o parente di una persona che subisce violenza è difficile mantenere la calma e stare seduti a parlare con empatia e accoglienza. Ci si può sentire allarmati e con il bisogno di dover fare qualcosa. Attenzione che anche in questo caso ti viene in aiuto la comunicazione assertiva. Restare fermi a guardare una persona che subisce una violenza sarebbe un atteggiamento passivo che ti rende complice. Dall’altra parte intromettersi nella dinamica in modo aggressivo può non solo metterti in pericolo (perché poi l’aggressore potrebbe prenderti di mira), ma potrebbe anche spaventare la vittima o metterla a disagio perché magari non è pronta a interrompere la dinamica. L’assertività in questi casi significa renderti disponibile ad aiutare la persona, fornirle supporto e ascolto quando ne ha bisogno, ma nello stesso tempo rispettare i suoi tempi e mediare. In situazioni molto gravi, quindi ad esempio in cui c’è a rischio la vita della persona, ricorda che anche tu non devi affrontare tutto questo da solo puoi chiedere supporto ad uno psicologo o anche al centro antiviolenza se non sei tu la vittima per aiutare questa persona in modo da capire al meglio come tutelare te e lei. Attenzione infatti che soprattutto in situazioni di pericolo, anche se sei di buon cuore e vuoi aiutare è importante metterti in sicurezza e a volte bisogna proprio elaborare un piano di azione che richiede passi molto delicati.