Evitare è una strategia sana e comune. L'evitamento è un meccanismo che ci serve per proteggerci da pericoli e da ciò che può metterci in difficoltà. Eliminare la strategia dell'evitamento dunque andrebbe contro i meccanismi di sopravvivenza comuni dell'essere umano. Il problema però è quando l'evitamento diventa una strategia che si attiva anche quando non c'è un effettivo pericolo da evitare, ma diventa una strategia rigida e persistente che impedisce la crescita personale. A volte l'evitamento si attiva anche quando si desidera fare qualcosa e la persona rinuncia ad esperienze e a relazioni che in realtà vorrebbe coltivare. Ci si inventa scuse e il dire bugie può incrinare anche i rapporti. Per non parlare del senso di colpa nel vedere che le persone si abituano alla nostra assenza, o peggio, si arrabbiano e ci prendono in giro. Perchè mi succede? Perchè mi trovo spesso a dover attivare questo meccanismo?
Capire quando l'evitamento è utile o distruttivo è la parte complicata. Un percorso psicologico può aiutarti a comprendere il significato profondo di questo comportamento. Intanto, soprattutto nei momenti in cui ti trovi bloccato in balia del "vado/non vado", "faccio/non faccio" prova a chiederti: "Cosa è importante per me in questo momento?", "Quale comportamento mi muove verso il mio obiettivo e i miei bisogni?".
So che non è facile rispondere a queste domande. Ma porsi questi quesiti ti permette di fare un piccolo passo verso al direzione della scelta migliore per te in quel momento. Uscire dalla logica giusto/sbagliato, alleggerisce molto e impedisce al meccanismo di evitamento di essere alimentato.