Nel 2017 l'OMS ha dichiarato che la depressione è la causa principale di disabilità nel mondo. Non si tratta solo di statistiche: si tratta di persone, uomini, donne, bambini, genitori, insegnanti...e potrei andare avanti all'infinito. Dietro a "Sono stanco", c'è un mondo e soprattutto c'è un tentativo di sopravvivere ed esprimere il proprio stato d'animo.
Depressione però non è solo aver avuto una o più giornate no. È una condizione persistente, in genere sono necessarie 2 settimane di forte malessere per poterla diagnosticare (...e mi raccomando, la diagnosi va fatta da uno psicologo o uno psichiatra, attenzione al fai da te o ai pareri di persone non qualificate).
Ma lo sapevi che la depressione si può "vedere" osservando il cervello, in particolare utilizzando strumenti di neuroimmagine? In genere sono coinvolte diverse aree cerebrali che influenzano significativamente il modo di comportarsi, pensare e vivere le emozioni di una persona depressa. Ad esempio il malfunzionamento del sistema limbico comporta una difficoltà nella regolazione delle emozioni, nel regolare la motivazione e soprattutto nell'immagazzinamento della memoria emozionale con la tendenza a ricordare meglio eventi negativi rispetto ai positivi. Una difficoltà di funzionamento del giro del cingolo impedisce la flessibilità cognitiva cioè la tua capacità di risolvere i problemi e di adattarti alle situazioni stressanti. O ancora una anomalia nella trasmissione delle informazioni a livello dei gangli di base riduce la capacità del cervello di integrare le emozioni e i pensieri, portando ad una visione rigida e poco integrata.
Iniziare un percorso psicologico per occuparsi della depressione quindi non significa solo lavorare con una persona "pigra", "svogliata", "pesante". È anche, e soprattutto, lavorare per modificare le connessioni cerebrali per aiutare la persona a tornare a sentirsi e volersi bene 😌