La catastrofizzazione è un meccanismo di pensiero che porta a pensare sempre al peggio. fa vedere tutto nero, negativo, senza speranza, irrisolvibile e fino ad alimentare a volte vissuti di ansia, abbassamento dell’umore e in generale un’attivazione del sistema nervoso.
La tendenza a catastrofizzare è una distorsione cognitiva, cioè un errore di pensiero, assolutamente comune (a tutti è capitato di catastrofizzare almeno una volta nella vita) che ci porta ad immaginare una situazione futura come una catastrofe in cui si realizza qualcosa che temiamo o che pensiamo di non essere in grado di affrontare.
Per farti un esempio è quel meccanismo che ti porta a pensare se mi bocciano a questo esame non riuscirò a laureami in tempo, poi tarderò a trovare lavoro e non riuscirò ad essere autonomo oppure se faccio questo errore perderò questo lavoro e non ne troverò mai uno altrettanto valido e sarò un fallito, ecc.
Quindi il pensiero catastrofico spesso nasce effettivamente da una situazione di difficoltà, di stress, ma è poi nostro pensiero che ci porta a degli scenari spaventosi e irrisolvibili, che poi magari, come sicuramente avrai anche già notato, non sempre si verificheranno o se accadono poi non è proprio vero che non possono essere gestiti. La tendenza a pensare in modo catastrofico è legata al nostro modo di affrontare le difficoltà e se questo meccanismo comincia a diventare molto frequente, tanto da rendere difficile la quotidianità, attiva un vero e proprio circolo vizioso che ci blocca, paralizza, in poche parole non si vive più. Un esempio di estremizzazione di questo meccanismo di pensiero può portare a situazioni di forte evitamento o a volte anche di attacchi di panico. È comune in chi si è instaurato questo circolo vizioso notare ad esempio che andare in un luogo poi porterà sicuramente a stare male e se si starà male sarà catatsrofico, irrisolvibile, si perderà il controllo allora si eviterà quel luogo. Il pensiero catastrofico può quindi alimentare uno stato di ansia e portare a vedere pericoli, fallimenti e difficoltà ovunque. Ma può anche associarsi ad umore basso fino ad avere vissuti depressivi per via di pensieri di perdita di speranza e di impossibilità ad uscire dalla situazione. E non solo, il pensiero catastrofico può associarsi ad un calo di motivazione, se vedo tutto nero perché dovrei impegnarmi a fare qualcosa, perché dovrei provare a fare cose nuove se tanto poi fallisco?
Ma perché si instaura questo meccanismo? Partiamo dal presupposto che l’essere umano ha la tendenza ad anticipare il peggio come strategia di sopravvivenza, ne ho parlato anche in un video che ti lascio in descrizione. Paradossalmente è grazie ai nostri antenati che hanno pensato ad evitare il peggio e si sono attrezzati al meglio per affrontare le catastrofi che siamo qui oggi. Tuttavia c’è sempre un limite al pensiero negativo: un conto è pensare al peggio ed è grazie ai miei viaggi mentali che trovo delle soluzioni un conto è pensare al peggio e farmi dei film pazzeschi che poi mi portano a non decidere, bloccarmi e a sentirmi un incapace.
Ci possono essere diverse motivazioni che portano a sviluppare il pensiero catastrofico, ricorda che ognuno ha il suo percorso e non ci sono situazioni standard e valide per tutti. In alcuni casi il pensiero catastrofico è alimentato da esperienze passate, tante persone mi raccontano ad esempio di esperienze molto negative vissute in passato che li hanno portati poi ad avere fobie o difficoltà ad affrontare situazioni nel presente, ma anche l’aver aver sentito raccontare di esperienze terrificanti da parte di altre persone può influenzare la nostra tendenza a pensare catastrofico. Ma a prescindere dalla motivazione tendenzialmente questo meccanismo può avere una funzione di protezione: pensare al peggio mi permette di evitare frustrazione, dolore e solitudine. Ma in realtà è importante sottolineare che spesso non ci proteggiamo veramente. Magari grazie al pensiero catastrofico stiamo evitando di fallire, tuttavia non ci stiamo neanche permettendo una minima possibilità di successo.
Come si risolve e come si affronta
Esistono un’infinità di approcci terapeutici e di esercizi per aiutarsi a ridurre il pensiero catastrofico. Tuttavia suggerisco di parlare con uno psicoterapeuta prima di provare a fare qualsiasi esercizio o attività di autoaiuto perché non è detto che gli esercizi consiglianti vadano bene per tutti e soprattutto, se si vuole davvero aiutarsi, è importante capire le cause e i motivi per cui questo meccanismo si è instaurato e mantenuto nel tempo. Ricorda, ciascuno ha la sua storia e un percorso personalizzato sulle tue specifiche necessità può ridurre il malessere più celermente e impedire che possa eventualmente aumentare.
Assicurati di contattare uno psicologo o uno psicoterapeuta, che sono figure sanitarie abilitate al trattamento di questi meccanismi. Durante un percorso psicologico verrai aiutato a capire dove hai imparato a pensare al peggio quali esperienze ti hanno insegnato ad alimentare questo meccanismo e a metterlo in discussione. Ci sono tantissimi esercizi e strategie che possono aiutarti a trovare una mediazione tra il catastrofismo e il pensiero ottimistico tossico. La terapia infatti non ti aiuterà a passare da un pensiero negativo al pensare andrà tutto bene non preoccuparti. Anzi ti aiuterà a trovare una mediazione a far sì che i tuoi pensieri siano il più realistici possibili in modo che tu possa agire in modo costruttivo e utile nella realtà. Sarà il tuo terapeuta che, conoscendo la tua situazione, ti indirizzerà verso la modalità più adatta ed efficace per ritrovare la tua serenità.
Bibliografia
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- · Overcoming Anticipatory Anxiety: A CBT Guide for Moving Past Chronic Indecisiveness, Avoidance, and Catastrophic ThinkingSM Winston, MN Seif - 2022
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- · Relationships between refraining from catastrophic thinking, repetitive negative thinking, and psychological distress. T Sugiura, Y Sugiura - Psychological reports, 2016 - journals.sagepub.com