Davanti ad un pericolo o ad un forte stress noi siamo naturalmente predisposti a tre tipi di risposta: attacco, scappo, mi paralizzo. La risposta attacco-fuga- freezing è una risposta automatica che il nostro cervello e il nostro corpo attivano davanti a stimoli che consideriamo una minaccia. Questo meccanismo è inscritto nel nostro patrimonio genetico perché i nostri antenati sono sopravvisuti nei secoli proprio grazie alla loro capacità di notare i pericoli, proteggersi e rispondere adeguatamente ad essi. Se vedevano un animale feroce, per proteggersi dall’essere mangiati o scappavano o la aggredivano. Noi abbiamo quindi l’istinto di proteggerci e sopravvivere. Anche se nella nostra quotidianità non ci sono più animali feroci o nemici che ci attaccano e non dobbiamo più lottare costantemente per la nostra sopravvivenza, questo meccanismo c’è sempre perché fa parte di noi. Quando ci troviamo davanti ad un pericolo rispondiamo quindi con l’attacco e quindi aggredisco, contrasto, affronto la fonte di pericolo; la fuga quindi scappo, mi nascondo, evito la mia fonte di pericolo; c’è anche una terza risposta, il freezing, che porta la persona a paralizzarsi e immobilizzarsi davanti alla minaccia.
Ti sarà magari capitato di trovarti davanti ad una situazione molto stressante o anche ad aver vissuto un momento di forte pericolo per la tua incolumità e avrai notato che hai messo in atto una di queste tre risposte senza pensarci troppo. Davanti ad un pericolo non scegliamo se scappare, attaccare o paralizzarci, il nostro corpo automaticamente ci protegge e sceglie la modalità di risposta più efficace in quel momento. Da un punto di vista neurobiologico la parte del cervello deputata al ragionamento logico e al pensiero, la corteccia frontale e prefrontale, per la maggior parte si disattiva temporaneamente mentre si attiva la parte dedicata alla reazione, all’azione, una parte più istintuale che ha il compito di farci sopravvivere. E questo ha senso se ci pensi perché se davanti a te hai un leone, non ti serve molto riflettere e ragionare su cosa fare, pianificare l’azione, se è meglio scappare, attaccare o paralizzarsi, perché l’animale non aspetta mica e ti attacca. Ecco il cervello attiva queste risposte automatiche per risparmiare tempo e favorire la sopravvivenza. Il problema però è che al giorno d’oggi, questo sistema si può attivare anche davanti a pericoli che non sono davvero una minaccia alla nostra sopravvivenza: si può attivare mentre guidi, mentre mangi, mentre stai dando un esame, mentre stai pensando. Questo meccanismo infatti si attiva in situazioni di attacchi di panico, stati d’ansia, fobie e in moltissime altre situazioni. Chi sperimenta questa condizione vive con molto disagio perché non si vive, si sopravvive. E anche il corpo ne risente perché queste risposte automatiche hanno un impatto importante sul nostro corpo. Se c’è un pericolo i tuoi muscoli si irrigidiscono per prepararsi all’azione, la tua circolazione sanguigna si concentra sui muscoli necessari all’azione e si allontana dalle estremità, ecco perché magari in stati di forte stress potresti notare mani sudate e fredde o anche piedi freddi e intorpidimento alle estremità. Il tuo sistema digestivo si blocca. Se devi sopravvivere non serve digerire, se devi scappare/attaccare non hai tempo per fare uno spuntino. E anche l’intestino fa la sua parte perché se sei davanti ad un pericolo scaricarsi è un modo per alleggerirsi da pesi non necessari, ecco perché in stati di forte stress potresti sentire l’esigenza di andare in bagno più spesso. La respirazione ne risente perché il respiro si fa più accellerato e superficiale a scapito però di una respirazione più profonda. La scarica di adrenalina che serve per attivarti può portarti a provare tachicardia e tremori a volte anche incontrollabili. Il sistema immunitario ne risente. Ti è mai capitato in momenti stressanti della tua vita di ammalarti più facilmente o di veder comparire herpes o altri problemi immunitari? Ecco, siccome per garantire la sopravvivenza questo sistema viene temporaneamente disattivato ecco che diventiamo più vulnerabili.
Ci tengo a precisare ancora una volta che queste risposte le abbiamo tutti, le possiamo vedere anche negli animali. Non sono assolutamente patologiche perché hanno come primario obiettivo la nostra sopravvivenza quindi meno male che ci sono. Il problema però si verifica quando questa attivazione si verifica senza che ci sia una reale minaccia di pericolo oppure quando stimoli non realmente minacciosi vengono interpretati come tali. E da un punto di vista fisico noi possiamo gestire stress per brevi periodi, ma stress cronico e attivazione costante, possono portare a dolore cronico, ansia, panico, problemi del sonno, problemi digestivi e stanchezza costante. Per non parlare delle limitazioni importanti che questo tipo di risposte portano se non c’è un reale pericolo.
Cosa fare se noti che queste risposte si attivano molto spesso e si senti costantemente sotto minaccia o stress? Durante un percorso di psicoterapia si lavora proprio su questi aspetti, quindi puoi chiedere aiuto ad uno psicologo. Durante un percorso puoi imparare a regolare questa risposta automatica, ad aiutare il tuo corpo a sentirsi al sicuro. In nessun modo puoi disimparare queste risposte, sarebbe un gran bel danno, ma sicuramente puoi aiutarti ad attivare questo sistema quando realmente serve e a calmarti quando si è attivato un po’ troppo.