Oggi parliamo del percorso di come uscire dal circolo vizioso dell’ansia e degli attacchi di panico. Sono Elisa Brucoli, psicologa e psicoterapeuta, e vedendo gli ottimi risultati delle persone che stanno facendo i percorsi di psicoterapia sull’ansia con me, o in generale che hanno svolto un percorso di terapia, credo sia importante parlare del fatto che si può uscire dal circolo vizioso dell’ansia e degli attacchi di panico. So che quando si è incastrati in questi meccanismi sembra non ci sia via di uscita, si è destinati ad essere in queste condizioni per sempre, ma in realtà oggi rispondo alle vostre domande più frequenti su come provare ad uscire da questo circolo ansioso e tornare a stare meglio.
L’ansia ci fa sentire tantissimi sintomi, dai sintomi corporei come giramenti di testa, problemi digestivi, dolori muscolari, tachicardia a sintomi più emotivi. Un sintomo che maggiormente le persone che seguono il percorso di terapia con me mi raccontano, ed è quello ritenuto più pesante e fastidioso, è che l’ansia ti convince che sei un caso perso, che i sintomi che avverti sono indice di qualche patologia irrecuperabile e sei destinato ad essere così per sempre. I sintomi fisici che descrivevo prima infatti possono anche cambiare, ma sotto sotto il pensiero che accomuna le esperienze delle persone che sono intrappolate nel circolo dell’ansia è spesso questo.
Cosa fa una persona che sta uscendo e interrompendo questo meccanismo?
Prima di tutto, conosce come funziona l’ansia. Nei miei percorsi dedichiamo molto tempo a conoscere bene come funziona l’ansia e come modifica la percezione della tua realtà. L’ansia non è un nemico da sconfiggere, ma è un meccanismo naturale che abbiamo sviluppato nel corso della nostra evoluzione per proteggerci. Il problema dell’ansia è che ci porta ad essere estremamente sensibili ai pericoli, vediamo percoli ovunque e di conseguenza anche il nostro cervello va a 1000 perchè deve assicurarsi e controllare che sia tutto ok intorno a noi; quindi si notano pensieri catastrofici, pensieri molto negativi e a volte intrusivi. Questo è un meccanismo di sopravvivenza, il nostro cervello vuole che noi sopravviviamo e quindi l’aumento della sensibilità e il bisogno di scandagliare tutto ci da l’illusione di essere più al sicuro. Questo è quello che spesso succede in chi vive gli attacchi di panico. Il primo attacco non si scorda mai, per alcuni può essere davvero traumatico. Quando una persona lo vive per la prima volta, ha la sensazione di morire e di impazzire e quindi il proprio cervello registra quell’esperienza come terrificante e potenzialmente pericolosa per la nostra sopravvivenza. Questa esperienza porta il corpo ad aumentare il livello di sensibilità. Ecco perchè le persone che hanno avuto un attacco hanno la sensazione che la propria vita sia cambiata e non sia più la stessa. Spesso perchè c’è una maggiore sensibilità verso i pericoli, si vive con maggiore allerta proprio con l’obiettivo di scongiurare che quell’esperienza ricapiti. Il problema è che, vivere con maggiore allerta, ci porta ad alimentare il circolo vizioso, aumentando la probabilità di avere un nuovo attacco. Conoscere tutti questi meccanismi, ci permette di dare un senso alle emozioni che proviamo, che non siamo alieni, ma i sintomi che proviamo e le nostre reazioni emotive hanno una funzione di sopravvivenza. Sta a noi poi ricordare al nostro corpo e al nostro cervello cosa è davvero pericoloso e cosa invece magari è solo nuovo e diverso dal solito.
Un altro aspetto su cui le persone in terapia per l’ansia lavorano è conoscere come funzioniamo, come funziona il nostro corpo e in particolare il sistema nervoso. Guarire dal circolo vizioso dell’ansia spesso significa anche imparare e tollerare la frustrazione, accettare di avere dei limiti, lavorare sulla pazienza e sul perfezionismo, sviluppare la gratitudine e la compassione.
Quando siamo incastrati nel circolo dell’ansia ricerchiamo persone e attività che ci danno sicurezza, evitiamo tutto quello che alimenta il nostro stato di ansia e dobbiamo fare meno fatica possibile. Ma in particolare noi vogliamo evitare il dolore. Come spiegavo prima, negli stati ansiosi siamo più sensibili e in allerta e siamo più sensibili perchè vogliamo evitare il dolore perchè il dolore è una minaccia alla nostra sopravvivenza. Vogliamo quindi evitare di rivivere ad esempio un attacco di panico o non vogliamo sentire i sintomi dell’ansia, o ancora non vogliamo avere più certi pensieri catastrofici. Conoscere questi meccanismi ci permette di dare un senso alle nostre reazioni, ma nello stesso tempo di capire quali reazioni sono realmente utili per i nostri obiettivi di vita, non solo nel breve tempo, ma sopratutto nel lungo tempo.
Chi si è liberato dall'ansia cronica risponde in modo differente all’ansia. Quando siamo incastrati nel ciclo ansioso, noi crediamo ad ogni singolo pensiero. “E se stessi impazzendo?”, “E se non ne uscirò più?” “E se gli altri dovranno occuparsi di me per sempre perchè non sono autosufficiente” ecc. Si vive un fortissimo stato di angoscia e terrore che questi pensieri possano diventare realtà. Ricordati che quando stai seguendo un percorso di terapia questi pensieri potranno tornare e attenzione torneranno anche dopo anni e anni di terapia. Ciò che fa la differenza è come rispondi a questi pensieri. Moltissime persone che seguo mi portano questi vissuti, vogliono assolutamente eliminare questi pensieri e se li hanno allora stanno ancora male. Attenzione, qui è l’ansia che vuole fregarvi. Non possiamo smettere di pensare, ma ciò che fa davvero la differenza è come reagisci a questi pensieri. Se ogni volta che hai un pensiero fortemente ansioso come “oddio mi sta venendo un attacco di panico” oppure “adesso starò malissimo e non posso essere soccorso”, reagire a questo pensiero con paura, fare in modo che questo pensiero vada via il prima possibile e opporre resistenza, non farà altro che alimentare il senso di pericolo. Quindi il nostro cervello risponderà con sintomi di tensione e produrrà adrenalina. E ricomincia il circolo vizioso. In terapia si impara proprio a gestire la risposta verso l’ansia.
Interrompere il circolo dell’ansia richiede tempo. Lo dico sempre nelle mie sedute, questo non vuol dire che dovete fare percorsi di anni e anni specialmente se non c’è desiderio e beneficio. Però oggettivamente uscire dagli stati ansiosi distruttivi è un allenamento per il corpo e per la mente. Nei miei percorsi di terapia, propongo spesso esercizi mentali e corporei proprio con questo obiettivo, allenare mente e corpo ad avere una percezione più efficace e costruttiva della realtà. Naturalmente se questo allenamento lo si fa affiancati da un buon terapeuta preparato su questi temi, i tempi si riducono moltissimo. Per questo sconsiglio spesso il fai da te o l’affidarsi a professionisti non sanitari non abilitati al trattamento di questi vissuti. L’ansia può diventare cronica e insostenibile per il nostro corpo. Chi vive con l’ansia da anni, chi convive con gli attacchi di panico da anni sa bene quanto possano essere estenuanti. Il mio approccio di lavoro è breve, quindi cerco di lavorare in meno sedute possibili su questi meccanismi, ma questo non vuol dire che si lavora di fretta. Non basta che per qualche giorno l’ansia sia andata via ed è bastata una semplice tecnica, è importante vedere l’andamento dei sintomi, se ci sono situazioni in cui aumentano o cosa li fa diminuire, ci vuole un’analisi attenta. L’ansia ci porta a voler avere tutto subito, a far passare tutto subito, ma ricorda che è un percorso di cura di te e delle tue emozioni e meriti il giusto tempo e spazio.